Mogoro

Chiesa della Madonna Assunta in Cielo o di Carcaxia

Ultima memoria dell’abitato medioevale di Bonorcili, abbandonato nel ‘400, dopo il saccheggio da parte di pirati islamici. La popolazione trovò rifugio nel vicino centro di Mogoro, da dove, forse per maggiori garanzie di…

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…sicurezza, non fece più ritorno. Non è semplice interpretare la cronologia della chiesa, il cui linguaggio semplice e sobrio la accomuna a tante architetture campestri medioevali della Sardegna.
La singola navata, l’abside semicircolare, l’assenza di decorazioni accentuano il purismo espressivo del piccolo monumento. La tessitura muraria mista, con blocchi lapidei chiari e scuri, è l’unica particolarità, un tempo nascosta sotto la coltre di intonaco oggi non più visibile.
Nel tempo, la chiesa subì rimaneggiamenti significativi. Risale al ‘700 il prelievo di materiale per la costruzione del ponte sul rio Mogoro. E’ però il ‘900 l’epoca delle trasformazioni più incisive: nel 1921, l’edificio fu ricostruito completamente; al 1979, risale il restauro che vide la partecipazione dei fedeli.

Chiesa di Sant'Antioco

Intitolata all’antico patrono della Sardegna e di Mogoro, la chiesa di sant’Antioco sorge nella periferia nord-orientale, a breve distanza dalla parrocchiale di san Bernardino. L’attribuzione al santo africano denota la probabile…

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…origine bizantina. La scenografica posizione, in cima ad una scalinata basaltica, caratterizza la percezione del monumento dall’omonima piazza. I toni cromatici scuri sono l’elemento più suggestivo della chiesa, insieme al singolare accostamento del campanile a vela, poggiato sul profilo meridionale della facciata.
Il parziale ridisegno del prospetto, risalente alla metà del ‘900, è ancora vivo nell’immaginario mogorese. Per l’occasione, furono prelevati i blocchi basaltici dalla demolita chiesa di san Pietro, vicina alla strada statale 131. Effettivamente, la tessitura lapidea della facciata appare come un patchwork incoerente. Nel livello inferiore, il portale è l’unico elemento significativo. Negli stessi anni, fu demolito il cimitero adiacente, per far posto all’orfanotrofio vescovile, mai realizzato.
Un’esile cornice orizzontale introduce l’ordine superiore, connotato dalla bizzarra combinazione del grande timpano curvilineo e del campanile a doppia vela. La cornice è interrotta centralmente da una finestra quadrangolare.
La piccola chiesa conserva una collezione di ex voto ai santi Antioco e Bernardino, cui fu riconosciuto il patronato sul borgo di Mogoro.

Convento Carmelitano di Nostra Signora del Carmine

L’intitolazione suggerisce lo stretto legame con la tradizione catalana. Tuttavia, non vi sono elementi per interpretarne l’esatta cronologia. Un lascito testamentario del 1535, con il quale la chiesa fu nominata beneficiaria, è il primo…

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riferimento documentario alla sua esistenza. Il complesso religioso intitolato alla Madonna del Carmine si trova nella periferia meridionale di Mogoro. Il convento secentesco si impone, con la sua mole, all’attenzione dell’osservatore, ma è la chiesa adiacente il nucleo più interessante dell’antico insediamento carmelitano.

Le calde tonalità paglierine della pietra arenaria conferiscono al monumento cangianti vibrazioni. Sono visioni suggestive, non corrispondenti all’immagine antica, dovute alla rimozione degli intonaci e dei cromatismi originali. Architettura di transizione, tra le culture romanica e gotica, il piccolo monumento seppe fondere le caratteristiche strutturali della prima con le avanguardie figurative della seconda. Il linguaggio gotico è un campionario di forme ed elementi scultorei di derivazione italiana, senza concrete innovazioni di ordine costruttivo. Ciò è evidente nella risagomatura esterna dell’abside romanica, secondo il modello quadrangolare dei presbiteri gotici; operazione non corrisposta all’interno della chiesa.

L’architettura

Esili lesene scanalate ritmano i tre lati liberi della chiesa; il quarto è condiviso, verso meridione, con il convento secentesco. Il fronte principale è suddiviso in due ordini: il portale, sormontato da una lunetta semicircolare di foggia romanica, è l’unico elemento significativo del registro inferiore; il secondo livello corrisponde al grande timpano triangolare. I due ordini sono separati da una cornice orizzontale interrotta, centralmente, da un’elegante bifora. La maturità dei decoratori è testimoniata dal sapiente gioco compositivo tra la bifora e la cornice: i ricorsi modanati non avvolgono l’apertura, ma ripiegano verso il basso, per interrompersi poco dopo. La trama logica e grafica è riannodata dal sopracciglio teso attorno alla bifora, sorretto da peducci staccati dalla cornice. Ricorsi fantasiosi, intrecci, modanature classiche e ovoli ellittici impreziosiscono il profilo superiore del timpano e la stessa cornice. Sotto questi motivi, una sequenza di ogive pensili trilobate, poggianti su peducci di varia forma, è l’elemento caratteristico dell’intero programma decorativo. Qua e là, lungo la facciata, e nei capitelli d’imposta delle lunette sono incastonati brani scultorei, nei quali si sbizzarrì la fantasia espressiva degli artefici. Oggi, l’interpretazione delle figure è compromessa dal deterioramento della pietra arenaria.
Il secondo portale, racchiuso da paraste scanalate, si apre al centro del fronte settentrionale. A differenza dell’accesso principale, è sormontato da un’ogiva, possibile segnale di una datazione più tarda. Lungo il profilo orizzontale di copertura, torna il tema degli archetti trilobati, in continuità con il fronte su piazza. Nelle specchiature delimitate dalle paraste scanalate, si aprono quattro monofore. Il canovaccio decorativo si interrompe nel lato settentrionale dove non compaiono paraste; l’abside quadrilatera, sulla quale campeggia una monofora, è l’unico elemento singolare; lungo il profilo superiore prosegue la teoria degli archetti pensili trilobati.
L’interno della chiesa è a navata unica, coperta con tetto ligneo, culminante nel presbiterio semicircolare.
Concepita da un esperto progettista, la chiesa mogorese trova diretti confronti nel panorama architettonico sardo del ‘300. Il linguaggio ibrido, romanico-gotico, e la tipologia di alcuni elementi decorativi richiamano la vicina chiesa di san Gregorio a Sardara. Il santuario di nostra Signora di Valverde, ad Iglesias, è un paragone calzante per la grande bifora del fronte principale e per la sequenza di architetti pensili trilobati. Nella chiesa sulcitana, tuttavia, la raffinatezza decorativa appare modesta ed acerba, tanto da indicare il monumento mogorese quale primitivo modello di riferimento.

Palazzo paderi

Ben poco permane, oggi, della residenza padronale. L’accumulo di proprietà terriere, condotto nella seconda metà del ‘700, dall’intraprendente don Vincenzo Paderi, riservò alla famiglia l’acquisto delle patenti di nobiltà…

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…e il radicamento nella società civile mogorese. L’area di pertinenza della dimora raggiunse un’estensione ragguardevole, comprendente buona parte dell’isolato opposto alla parrocchiale. Nel ‘900, vicissitudini ereditarie decretarono la frammentazione della proprietà e l’alterazione dei caratteri architettonici originali. La vista aerea dell’isolato consente di distinguere il corpo di fabbrica principale, parallelo alla strada, suddiviso in due piani e in più segmenti. Una grande corte, oggi occupata da edifici, separava la dimora dalla strada di percorrenza del borgo. Vicoli laterali aprono nuove ed inattese visuali su quanto permane dell’antica proprietà.

Parrocchiale di San Bernardino

Nel 1604, la chiesa fu teatro del celebre miracolo dell’ostia sacra, la cui impronta è visibile sui gradini d’accesso al presbiterio. Ricostruito tra la fine del ‘600 e il ‘700, attingendo dai linguaggi rinascimentale e barocco, il…

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…monumento ebbe, quale modello di riferimento, la rinnovata cattedrale di Cagliari.

L’architettura

La navata principale è affiancata da quattro cappelle per parte; la prima a sinistra è sormontata dalla torre campanaria. Un’ampia volta a botte, con sottarchi di rinforzo, copre la navata centrale. Sopra le cappelle laterali, comunicanti tra loro, giacciono crociere e piccole volte a botte ortogonali alla navata. Il presbiterio, leggermente rialzato, consente l’accesso al coro retrostante l’altare dove sono adagiati gli scranni lignei destinati ai canonici e ai presbiteri. Quest’ambiente è coperto con un padiglione ottagono, sostenuto da scuffie angolari, in forma di mezze crociere, soluzione diffusa nelle parrocchiali del Campidano.
Il fronte su piazza è caratterizzato da un pseudo-colonnato con paraste scanalate; esso ripropone il motivo sperimentato nella chiesa di san Francesco di Paola a Cagliari, non più visibile per le alterazioni del primo ‘900, e nelle parrocchiali di Masullas e Gonnoscodina. Un’alta cornice percorre orizzontalmente la facciata fino a circondare l’apertura ricavata in posizione mediana. Racchiuso dentro una cornice semplice, il portale d’accesso alla chiesa è sormontato da un timpano semicircolare spezzato con dentelli. Il profilo a doppia inflessione del prospetto ha riscontri diretti tra le architetture cagliaritane dell’ultimo ‘600 e tra le parrocchiali del circondario.

Decorazioni e arredi

La chiesa di san Bernardino custodisce un ricco corredo sacro. Tra gli arredi marmorei, segnaliamo l’altare e la balaustra presbiteriali, realizzati dallo scultore intelvese Giovanni Battista Spazi nel 1786, e il fonte battesimale, modellati nei cromatismi lapidei del rosso e del giallo. Nella prima cappella, alla sinistra dell’ingresso, si può ammirare un’ancona lignea; all’interno di una nicchia é custodito il simulacro della Madonna del rosario. Adornato da motivi floreali e colonne tortili, il retablo è un’interessante espressione dell’intaglio ligneo, una delle arti applicate più diffuse nella corona di Spagna. Nel 1642, la parrocchia commissionò un organo al maestro napoletano Antonio Grignano, per la somma di 676 lire. E’ di scuola napoletana anche l’attuale strumento a canne, risalente al 1840.

POLO MUSEALE MASULLAS

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...allodiale, con la prerogativa di successione anche per linea femminile e l’esercizio in sede giurisdizionale del mero et mixto imperio, che concede il potere di amministrare la giustizia sia nel civile che nel criminale.In ogni curatoria o baronia appartenente al Marchesato vengono istituite le curie baronali e sono nominati i diversi giudici. Le cause sono spesso di natura fiscale, altre riguardano fatti criminali. L’amministrazione della giustizia feudale risulta però confusa e arbitraria: curie senza archivi ordinati, personale dotato di scarsa preparazione, corruzione e connivenza con i bandos organizzati, carceri ridotte al solo ceppo e in locali molto ristretti. 
Masullas, oltre alle milizie, ospita in questi locali la curia baronale con le relative carceri.
Nel 1564, per fermare lo strapotere dei baroni nell’amministrazione della giustizia, il sovrano spagnolo Filippo II istituisce il tribunale della Reale Udienza, che giudica in appello sulle cause tra vassalli, villaggi e feudatari.
A farne parte sono letrados esperti in materie giuridiche. L’incarico più importante all’interno della magistratura è il Reggente della Reale Cancelleria, coadiuvato da altri giudici, come l’Avvocato Fiscale.
In seguito alla richiesta degli Stamenti nel Parlamento, nel 1651 viene istituita la Sala Criminale della Reale Udienza, con competenza sulle cause di natura penale.
Il ruolo che la Reale Udienza assume nel corso del periodo spagnolo non è meramente giuridico, poiché essa col tempo diventa un organo consiliare che supporta i viceré nel governo del Regno.

Info

Ex Convento dei Cappuccini
Via Cappuccini, 57
09090 MASULLAS (OR) 
Sardegna 
Italia

coopilchiostro@tiscali.it

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